Congratulazioni di cuore, Mujinga! Come stai?
Sto bene, grazie. Ormai sono al settimo mese e per fortuna finora è andato tutto bene, senza complicazioni e senza strane voglie. A volte, ad esempio al mattino, ho un po’ più di fame, ma per il resto è ancora tutto abbastanza normale.
Come hai scoperto di essere incinta?
È successo in Cina, poco prima di una gara. Avevo una strana sensazione, ma non avevo un test a portata di mano in quel momento. A un certo punto ho trovato una farmacia, ma prima ho dovuto tradurre le istruzioni per l’uso con Google. Poi ho avuto la conferma. Ero al settimo cielo, ma sono rimasta concentrata sulla gara.
Hai sempre saputo di volere dei figli?
Sì. Sono cresciuta in una famiglia numerosa: anche per questo non ho mai veramente avuto dubbi sul tema. Ma per fare sport hai bisogno del tuo corpo, quindi è naturale pensarci bene quando si tratta di fare figli. Se non fossi un’atleta professionista, avrei avuto il primo figlio già da tempo.
Quindi è il momento giusto?
Sì, sempre che esista un momento «giusto». Non si può pianificare tutto, ma sapevo da tempo che avrei
voluto continuare la mia carriera almeno fino al 2028, e che quindi gli anni tra il 2024 e il 2026 sarebbero stati un buon momento. Ci siamo detti che questo era il momento perfetto.
Rimanere incinte significa rinunciare a una parte del controllo sul proprio corpo. Pensi che sia particolarmente difficile, per una sportiva professionista?
Beh, sapevo a cosa andavo incontro. Naturalmente il corpo cambia, e ci sono cose – come le gare – che durante la gravidanza non si possono più fare allo stesso livello di prima. Eppure la gravidanza non è la fine della carriera sportiva, ma semplicemente una pausa di circa un anno. Diverse velociste hanno vinto medaglie ai Campionati del mondo e alle Olimpiadi dopo il parto, e le trentacinquenni corrono su tempi altissimi. Sono cose che danno coraggio.
Ti manca la competizione?
Un po’ sì, ma allo stesso tempo mi piace com’è cambiata la mia vita quotidiana. Continuo ad allenarmi, ma senza la pressione della competizione. Di solito ruota sempre tutto intorno alle gare, agli allenamenti e al recupero necessario prima o dopo una gara. È stancante, e adesso le cose sono diverse.
Cosa vuoi dire?
Che ora alle feste di compleanno una fetta di torta non me la toglie nessuno (ride). In questo momento ho molto più tempo ed energia per fare cose che altrimenti non sarebbero possibili in estate: assistere ad altri eventi sportivi, ad esempio. A luglio sono andata a vedere il beach volley a Gstaad e ho fatto il tifo per la nostra nazionale di calcio allo stadio. Per una volta posso anche fare una normale vacanza in Sardegna e non allenarmi per una settimana intera: ne sto approfittando.
Ma continui ad allenarti regolarmente?
Sì, quattro volte alla settimana invece che cinque e, naturalmente, con un’intensità minore. L’obiettivo è più che altro mantenere la base per poter riprendere rapidamente l’anno prossimo. Per me allenarmi continua a essere un divertimento. Fare esercizio fisico mi piace e fa bene anche al bambino, visto che finora ho la fortuna di non avere nessun tipo di complicazioni.
Parlando del bebè: sai già come concilierai tutto quanto, una volta che arriverà?
So che sarà impegnativo, lo è per tutte le famiglie. Ma intorno a me ho delle persone fantastiche. La mia famiglia vive molto vicino e anche la famiglia del mio compagno ci aiuterà molto. Avrò certamente bisogno di aiuto: per riprendermi, organizzare tutto e prendermi cura del bebè. In ogni caso, sono tutti avvisati: le nostre famiglie sono già ai blocchi di partenza, per così dire (ride).
Il tuo partner è anche il tuo coach. È un vantaggio averlo così strettamente coinvolto nella tua vita quotidiana?
Certo. Conosce le mie sessioni di allenamento e me, sa come mi sento. Sa anche capire quando non posso fare qualcosa. Abbiamo un ottimo rapporto e non si fa problemi a farsi carico di qualche incombenza al posto mio. Come atleta individuale, ho un vantaggio: dopo una nottataccia posso anche rimandare l’allenamento al pomeriggio.
Che cosa hai provato quando hai visto l’ecografia per la prima volta?
È stato bellissimo! È il momento in cui ti rendi veramente conto che lì c’è un piccolo essere umano. Anche prima lo sai e lo senti dentro di te, ma non riesci ancora a «vederlo». Quando poi inizi a sentirlo muoversi, diventa tutto ancora più concreto.
A che punto sono la cameretta, i nomi e la famosa borsa per l’ospedale?
Ah no, la borsa non è ancora pronta. Sappiamo il sesso, ma lo teniamo ancora per noi. Per quanto riguarda il nome, ci stiamo pensando... (sorride).
E l’annuncio alla cassa malati?
L’abbiamo appena fatto. Per il resto ci lasciamo sorprendere. Al momento sono ancora molto impegnata con altre cose e sto partecipando a molti eventi.
Partecipi a molti Visana Sprint?
Penso che sia bello scoprire le nuove leve: potrebbero essere i grandi di domani. Soprattutto ora che non ho gare, è un bel diversivo.
Ritieni che la gravidanza ti abbia reso un’atleta diversa?
Beh, certamente comporta ritmi diversi, ma non cambia le mie ambizioni. Il fatto che molte altre atlete abbiano già percorso con successo questa strada e ce l’abbiano fatta mi dà fiducia. Ad esempio, ne ho parlato con Belinda Bencic e Joanna Mäder. Anche con i miei amici e familiari parliamo molto di questo argomento; anche mia sorella ha due bambini. Questo mi aiuta a immaginare meglio la vita di una mamma sportiva. Personalmente non ho dubbi: tornerò ai livelli di prima, o anche più in alto.
SCHEDA BIOGRAFICA
Mujinga Kambundji (33 anni) è cresciuta a Liebefeld ed è la seconda di quattro sorelle. È diventata campionessa svizzera per la prima volta all’età di 15 anni e in seguito ha ottenuto successi internazionali sui 60, 100 e 200 metri. Tra questi si contano due titoli come campionessa mondiale indoor e un totale di undici medaglie ai principali campionati. Tre volte sportiva svizzera dell’anno, vive con il suo compagno – che è anche il suo allenatore – a Wabern.